Da sabato 1 febbraio la famiglia rende visitabili le sale dove lavorò il grande facitore di «cieli». La figlia Tin: «Apriamo a dieci anni esatti dalla scomparsa». Un modo anche per tornare all’arrembaggio sull’opera del Castello di Rivoli ancora coperta

TORINO – Il finale di «Che cosa sono le nuvole?» Pasolini avrebbe potuto girarlo anche in studio. Guardando un cielo dipinto da Antonio Carena, Totò e Ninetto Davoli avrebbero parimenti esultato – «quanto so’ belle quanto so’ belle!» – per poi spirare. Come tempi ci siamo: il mediometraggio è del ‘67, stesso anno della personale dell’artista rivolese in via Principe Amedeo quando parcheggiò davanti alla galleria una 500 tutta dipinta a cielo. Oggi diremmo customizzata, se non suonasse così male. Riparliamo, volentieri, di Carena perché c’è una bella notizia: l’appartamento-studio verrà aperto al pubblico sabato 1 febbraio alle 16:30 in via Rombò, nella sua Rivoli. A darne notizia è la figlia Tin Carena: «La data non è casuale, sabato saranno dieci anni esatti dalla scomparsa di papà. Credo sia stato necessario un periodo abbastanza lungo di ‘distacco’ per poter affrontare un sentimento così importante, verso il genitore e l’artista, e restituire una porzione di ciò che fu e che fece agli amanti della sua opera». «L’apertura – prosegue – è merito soprattutto di mio figlio Nicolò che caparbiamente si è speso per rendere fruibili a tutti gli spazi in cui visse e lavorò il nonno».

di Alessandro Chetta

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